Wednesday 25 June 2008

Sommergibili

La violenza è un sommergibile
che ho rovistato
nei miei tuffi dal basso,
in sporadiche cadenze,
in anni circoncisi.

Mi sono visto passare davanti
i miei vent'anni in un salotto,
Marco Pantani sul Galibier tra la neve,
gli aerei sulle torri,
lo spoglio delle urne truccate,
Genova degli anni dal catrame anneriti,
quando mio padre salutava i suoi primi ed unici 50.

E piangemmo. Senza forza, dal dentro,
in disparte, piangemmo.

Davvero

Io non so parlare alla gente,
non capisco di rivoluzioni,
non ho soldi in tasca per imborghesirmi.

Non so cambiare il colore dei capelli,
non so cosa vuol dire mangiare poco la sera,
Io non capisco di automobili.

Non so rovistare tra la spazzatura,
non so pisciare in piedi coi calzoncini corti,
Io non capisco di mostre d'arte.

Non so niente che non sia mio,
Non sono bravo a fare l'amore
Io non sono niente per davvero.

Tuesday 24 June 2008

Tangenziale, domenica

Come un poster di Accattone
sulle pensiline dei tram
a Centocelle o giù dalle vie scoscese di Primavalle,
i soliti lavavetri commerciano
ombrellini nel primo giorno d'estate, attendono una pioggia che non verrà;
Fari accesi,
alle nove di mattina ancora un Gin Tonic
alla fermata in tangenziale, caldo dei tropici,
siamo tutti in fondo dei marines azzoppati
senza un cazzo di Vietnam da ricordare.

E mi piacerebbe ritrovare questa normalità
smarrita, sconvolgermi per un amore nuovo,
finalmente ho una strada che porta in mare aperto:
e non ho più paura, nuoto.

Wednesday 18 June 2008

Proteggimi dalla tua vagina

Proteggimi dalla tua vagina
Dai matrimoni,
E dai falsi testimoni della carne.

Proteggimi dalle luci colorate,
dalle feste paesane
e dai tiro al bersaglio.

Proteggimi dai manganelli,
dalle sentenze non scritte,
dai giudici senza giustizia.

Proteggimi dalle droghe,
dal fallimento di questi anni,
dalle canzoni d'amore.

Proteggimi dalla tua vagina,
dalla tua bocca sdentata,
dal tuo cuore tradito.

Un passo indietro

Arterie che si occludono,
forse vene impazzite;
cervella che non captano più:
maestranze della medicina
assorte su di un lettino
escogitano cure per i miei pezzi,
ho una malattia e io lo so.

Sempre un passo o poco più
indietro
ho sentito l'odore della morte.
Mai avuto paura,
sempre reverenza,
omaggio.
Ogni volta, soltanto
un passo dietro di me:
la presenza della morte.

E osservo la vita come se il meglio fosse già smarrito,
altrove.