Come pallide mosche sul miele,
cespi d’orchiti bizzarre
veneri ricolme di fiele
e stanchezza tarda a passare.
Scivolano via, cartelle
e sigle, foto smunte,
pax informali, genuflessioni argute
che della dolce vita ormai
il tempo è smarrito.
Come sciami di vecchi comunisti
a farsi la guerra lassù sui monti
il prete nemico o monaco ubbidiente
rudi impiccagioni che non saprei dire
riavvolgo: l’ore dolci della scelta.
E poi, e poi: succhi gastrici
d’eredità sbiadita, ruderi
insaccati cagionevoli istrici
vecchie guardie felloni.
Ciao, Walter con la W: sere
d’Africa sono un po’ più
preziose che mai.
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